Cascina Way è una storia che nasce in quei territori detti “fragili”, ma anche interni, marginali, non solo per una questione geografica, ma anche perché l’abbandono fisico-geografico è molto spesso anche culturale. Ma questi territori, che ad una prima analisi appaiono “bisognosi” in realtà possono essere una fucina di soluzioni innovative e stimolanti. Così, a dispetto della latitudine e della posizione favorevole o meno e della quantità e qualità delle risorse economiche contenute, è la comunità a fare la differenza.
Cascina Way è il sogno di Nuccia Pugliese, dei suoi figli Costantino e Giuliano e di altre persone che hanno abbracciato il sogno di non abbandonare la Calabria. Un ritorno alla terra con lo sguardo rivolto al futuro, la volontà di riabitare luoghi abbandonati come scelta di vita per realizzare un nuovo equilibrio con l’ambiente e con se stessi.
Siamo in provincia di Cosenza, si percorre la strada provinciale che porta a Domanico, appena lasciato il paese di Carolei, appare una casa, all’inizio un’abitazione di contadini, poi rimodernata da una famiglia per i suoi bambini che qui hanno trascorso la loro infanzia felice.
Vogliamo riabitare la cascina con progetti idee e sogni, per accogliere ospiti, viaggiatori-artisti. La cascina come un altrove per scambiarci saperi ed esperienze innovative.
Cascina Way è anche un’organizzazione no-profit con sede a Carolei che ha avviato da due anni una collaborazione con il Comune di Domanico per la rigenerazione e la riqualificazione del Borgo storico. Un laboratorio di ricerca che sviluppa soluzioni creative e tecnologiche per l’innovazione sociale, racchiudendo diverse esperienze e professionalità in campo sia artistico che sociale. L’obiettivo è quello di stimolare le comunità, le pubbliche amministrazioni e gli enti locali a divenire parte attiva del processo di rinnovamento urbano attraverso una nuova progettualità improntata all’innovazione sociale.
Cascina Way oggi è vincitrice di un bando per il rafforzamento dell’attuale offerta culturale in Calabria con “Ri-generazioni Festival”, un festival delle arti e delle sviluppo sostenibile. Ma è anche vincitrice del Bando ANG in Radio Agenzia Nazionale giovani per la creazione di una radio Web presidio dell’Agenzia a Domanico, una web radio fatta dai giovani per i giovani.
Con i nostri progetti intendiamo indagare i cambiamenti in corso nella società attuale e rendere lo spazio locale – oggi “ghetto rurale ” degradato ed emarginato – lo scenario per nuove forme di convivenza in cui crescere e riappropriarsi di dignità sociale, costruire insieme nuovi percorsi attraverso le pratiche culturali. In particolare, il nostro obiettivo mira a coinvolgere i giovani che più degli altri vivono il disagio di una cultura marginalizzata.
Cosa potrebbe migliorare il destino dei piccoli borghi in Calabria?
In questi due anni di lavoro sul territorio sono sempre più convinta che i festival e gli appuntamenti culturali e formativi più o meno occasionali non sono sufficienti ad una inversione di marcia necessaria per la riattivazione dei borghi e delle aree interne. Di fatto, i paesi sono luoghi che non esercitano alcuna attrattiva nelle nuove generazioni e si presentano, piuttosto, come luoghi “in pensione”, dove non arriva il futuro e nemmeno il presente, dove si vive di ripetizione e di abitudini, dove si vive per sottrazione e i servizi sono ridotti al minimo. I paesi sono luoghi dove non si può pretendere che i giovani restino o tornino, fino a che saranno oggetto di misure straordinarie, fino a che i governanti non avranno ambizione alcuna e si candideranno per firmare carte d’identità e proteggere gli interessi di quei pochi rimasti. I paesi sono tuttavia il margine da cui l’Italia deve ripartire se vuole recuperare ed esprimere la sua identità, la sua storia, la sua umanità. Bisogna necessariamente partire dai giovani, proprio dai bisogni inascoltati di quei ragazzi che non partono, non lavorano, non frequentano l’università, non leggono, non vanno al cinema, non si interessano di politica e credono che niente valga a niente. Bisogna accostarsi a loro senza giudizio, offrendo loro ascolto e amicizia, lasciandogli intravedere un futuro possibile e accompagnarli ad un senso nuovo del loro “stare”. Grazie al finanziamento del Bando ANG in Radio Agenzia Nazionale giovani abbiamo creato una web radio presidio dell’Agenzia a Domanico e una web radio fatta dai giovani per i giovani.
La cultura, l’arte, la conoscenza, aiutano a trovare la forza di reagire nelle situazioni di estremo disagio, di marginalizzazione sociale e di isolamento. L’arte consente di cogliere i residui di vitalità, di desiderio, di bellezza, di libertà e di dar loro forma e spazio. La cultura permette di esprimere e comunicare vissuti difficilmente verbalizzabili, rendendo possibile un canale di comunicazione in alcune situazioni fortemente compromesse dove le difficoltà o la sofferenza possono annichilire le prospettive dei più piccoli e dei giovani
L’arte offre un’opportunità di resistenza alla marginalità ed è generatrice di risorse interiori; è una via di fuga dall’oppressione e dal dolore, orientata alla vita e al futuro.
Solo la cultura può essere strumento di innovazione e coesione sociale. Come, altrimenti, possono i giovani riappropriarsi dell’orgoglio di appartenenza dei luoghi della memoria che oggi ignorano? Come possono capire che senza radici saremo spazzati via? Come resistere alla violenza, alla grettezza, alla tracotanza dei nostri squallidi politici? Come resistere alle loro false promesse da quattro soldi di falsi posti di lavoro in cambio di voti?
Senza la cultura, l’educazione emozionale, la poesia, la musica è impossibile comprendere la bellezza e il valore dei luoghi e farsi soggetti attivi.
La proposta di Nuccia per promuovere il ritorno delle nuove generazioni.
Creazione di spazi di aggregazione, una sorta di Rural family Hub che accolga diverse attività, dove innovazione culturale, agricola e sociale, ricreativa, siano indissolubilmente legate.
Una sperimentazione che porti alla definizione di un sistema famiglia allargato – una comunità aperta – in un territorio rurale che pone, appunto, la famiglia al centro del proprio sviluppo culturale, sociale agricolo, turistico e attento ai bisogni ed alle aspettative di ciascun componente.
La cultura come miccia per un nuovo modello agricolo familiare per reinterpretare la tradizione, mettere in sinergia due sistemi di produzione: quello agricolo e quello culturale a servizio della famiglia, dove poter accedere ad opportunità formative per la creazione di professionalità specializzate nella gestione di imprese agricole, anche con riguardo all’accoglienza turistica e al turismo rurale, nella trasformazione dei prodotti agricoli sino alla creazione di cooperative di comunità. Solo cosi si può promuovere il ritorno alla terra delle nuove generazioni.
La foto è di Marina Muto
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