Il digitale rappresenta il motore fondamentale dell’economia nel mondo e deve diventare il vettore dello sviluppo e della crescita anche per le piccole comunità, di tutte quelle aree interne dell’Italia caratterizzate da un processo di spopolamento forte e da una perdita costante di capitale sociale e risorse umane. In queste aree si deve pensare ad un nuovo approccio di progettazione di sviluppo locale che, in coerenza alla SNAI (Strategia Nazionale per le Aree Interne), veda come elementi fondanti l’innovazione e la digital transformation, drivers in grado di innescare processi virtuosi di crescita sociale ed economica.
Nata come iniziativa dell’Unione Europea per incrementare l’efficienza energetica delle città, la dimensione smart ha, ormai, assunto una valenza più ampia ed è da intendersi come opportunità di sviluppo economico, sociale e culturale che faccia dell’innovazione il perno del proprio organizzarsi, facendo leva sui temi dell’ambiente, della sostenibilità e dell’accessibilità.
Dopo anni di folle consumo del suolo e di crescita irresponsabile, ora ci sono tutte le condizioni per salvaguardare l’ambiente, ripartendo da logiche compatibili con la fragilità e la complessità dei territori.
Si ripensa ai parametri della crescita; il capitale naturale (acqua, aria, terra ed ecosistemi naturali) entrerà nei bilanci degli Stati, delle Regioni e, quindi, dei Comuni tramite una seria e trasparente “Rendicontazione sociale“. Come tutte le forme di capitale, richiede investimenti, manutenzione, sana gestione e lungimiranza strategica.
Tutto ciò impone un salto di scala che, per la rigenerazione fisica dei borghi, preveda il passaggio dalla tradizionale azione di riqualificazione ad una più adeguata e coerente azione di “riparazione e rammendo”, in risposta ad una nuova dimensione dell’abitare e del vivere i luoghi. Se, ancora, non siano da preferire le piccole opere di qualità, utili alla collettività, alle grandi infrastrutture di servizio, una mobilità di corto raggio piuttosto che collegamenti viari di grande scala, e così via. Tutto ciò, senza dimenticare che è necessario utilizzare questo nuovo approccio all’innovazione, costruendo politiche lungimiranti e ponendo l’accento sull’innovazione relativa all’“agire small”, cioè sulla promozione di politiche che privilegino il capitale umano, l’educazione e l’istruzione, l’attenzione alle politiche di genere, la messa in rete dei bisogni per garantire una massa critica adeguata ad un’efficace fornitura di servizi. Al centro è, quindi, la persona e su essa va declinata la parola smart.
L’agire smart è strettamente connesso alla capacità dell’Amministrazione di lavorare in questa direzione, allo scopo di potenziare quanto il territorio sia in grado di esprimere in termini di smart people (ovvero migliorare la qualità di vita delle comunità). Per aprire una riflessione che dovrà coinvolgere gli amministratori e i cittadini dei borghi, è possibile affermare come la migliore garanzia alla “promessa di futuro felice”, implicita nelle politiche intelligenti e sostenibili promosse a livello nazionale e comunitario, sarà data dall’insieme dei comportamenti virtuosi che si potranno promuovere e sostenere, anche economicamente, nelle nostre comunità dei Borghi.
Si tratta di una strategia volta alla costruzione di una “Smart Small Community”. I piccoli e medi Borghi diventerebbero, così, un laboratorio di innovazione sostenibile in cui sperimentare soluzioni, idee e progetti per un modello di insediamento a bassi costi e dal ridotto impatto ambientale che possa imporsi positivamente anche sul mercato del turismo sostenibile e di qualità.
In conclusione, per un Borgo essere “intelligente” significa essere in grado di investire nelle risorse autentiche presenti con una visione strategica del futuro. Significa, semplicemente, “osare” per innovare.
Smart Villages: «aree rurali e comunità locali che costruiscono il loro sviluppo sul patrimonio esistente come essenziale punto di forza, sulle nuove opportunità di creare valore aggiunto e sulla costruzione di reti basate sulle tecnologie digitali, l’innovazione e un miglior uso delle conoscenze locali»
Si tratta di ripensare le possibili funzioni dei piccoli borghi attraverso una loro strutturazione come laboratori viventi di tradizioni e di accoglienza che, con l’utilizzo del digitale e di nuove tecnologie, li abilitino ad essere in grado di offrire servizi analoghi a quelli delle città più smart, con la differenza di avere un contesto ambientale e sociale caratterizzato per maggiore sostenibilità.
Bisogna utilizzare le risorse ambientali e culturali locali oltre che le vocazioni territoriali specifiche perché tali borghi diventino luoghi della conoscenza, luoghi di studio e ricerca, nonché luoghi di elaborazione di idee innovative.
Attraverso il nuovo modello di sviluppo locale, lo Smart Village (nel 2017 la Commissione europea ha presentato il documento “Piano d’azione per gli Smart Villages”), possono generarsi nuove economie legate non solo ad un turismo slow ma alla nascita di nuove location di successo per la ricerca e l’innovazione.
Abilitare i borghi ad una innovativa accoglienza necessita di alcune risorse che possono vedere di supporto la partnership pubblico/privata con nuove forme di finanziamento che possono diventare anche esse smart.
Gli Smart Village, ben strutturati, possono anche accompagnare una rigenerazione sociale ed urbana. Si tratta di una modalità per ripensare il territorio ed i suoi borghi interni e dare loro funzioni auto sostenibili in grado di invertire la tendenza dello spopolamento. Strutturare spazi fisici e virtuali in modo innovativo consente di far diventare l’area di intervento un grande laboratorio diffuso dove ricerca ed innovazione potranno “specializzare” i borghi che oggi vanno velocemente perdendo ogni funzione.
Abbiamo una buona pratica in corso a Vaccarizzo di Montalto Uffugo, un paese ridotto a frazione, con poco più di 400 abitanti. La sua rinascita passa dal Mit di Boston, il prestigioso Istituto di Tecnologia ha scelto Vaccarizzo per sperimentare in Italia un prototipo di trasformazione sociale, 300 team coinvolti in 70 paesi del mondo. Attraverso la tecnologia e il digitale risolvere problemi concreti applicando la “Teoria U” di Otto Scharmer. La sfida lanciata da Brit start up che ha partecipato al progetto, è il ripopolamento dei borghi.
Vaccarizzo è stato scelto come base per la sperimentazione del progetto grazie alla forza della comunità locale.
Link al progetto https://www.facebook.com/IliveinVaccarizzo/
Risorse: agendadigitale.eu – borghiautenticiditalia.it
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