Partire dal vissuto, dallo stile di vita mi è sembrato l’inizio più praticabile. Mi piace scegliere cosa portare in tavola, andare ai mercati contadini, annusare la frutta e la verdura, assaggiarla e lasciarmi convincere che quello è il prodotto giusto solo dopo aver conversato con il piccolo produttore e aver letto nelle sue parole e nel suo sguardo tanta passione. Sono convinta che un buon piatto è tale solo se lo è la sua materia prima. Non mi basta sapere che la pasta o il pane sono lavorati a mano; voglio conoscere l’origine della farina e del grano. Non mi convince più un pane alto, bianco e con i buchi nella mollica e tanto meno la pasta che se la lasci qualche minuto di troppo nel piatto s’incolla. Quello è zucchero e s’incolla anche al mio intestino e poi, perché abbia un sapore, devi condirla bene con tanti intrugli; dunque quello è “non cibo” ed è esattamente quello che voglio evitare per sentirmi bene e nutrirmi. Siamo stati abituati a credere che per sentirsi in forma bisogna pesare ciò che si mangia, a fare diete dissociate o macrobiotiche, quando invece, alla base della nostra salute c’è semplicemente la qualità degli alimenti. Lo zucchero contenuto nei cibi industriali provoca assuefazione e non sazia perché è povero di fibre. Il grano contenuto nel pane e nella pasta industriali è talmente raffinato da non avere più né il sapore né le proprietà nutritive del grano.
Vivere in un paese non può che essere un vantaggio perché anzitutto hai tempo. E’ quello che mi sono detta dopo qualche anno di ritorno dalla città; facevo fatica a integrarmi nei tempi lenti e apparentemente vuoti. Così ho iniziato a camminare molto lungo le campagne e nel mentre raccoglievo fichi, more, mandorle ed erbe spontanee, conoscevo contadini e artigiani del cibo. Non ci sono vantaggi economici nel loro lavoro, ma solo tanta fatica e ciò che li fa andare avanti è l’amore per ciò che fanno e per la loro terra. Aiutarli vuol dire scegliere i loro prodotti e fare in modo che chi li trasforma possa rifornirsi da loro. Non sempre ho voglia e tempo di preparare il pane e così mi sono rivolta ad alcune donne che hanno dei forni poco distanti dal paese in cui vivo e che amano molto il loro lavoro; le ho messe in contatto con i piccoli produttori di grano locale e nel giro di qualche mese ho il piacere di vedere sul loro banco il pane o la pizza preparati con le farine locali. I loro clienti iniziano ad apprezzare il pane basso, con la mollica compatta. Quando ci versi un filo d’olio locale e l’accompagni con un buon bicchiere di vino puoi considerarti soddisfatto. E oltre a fare del bene a te stesso, hai fatto del bene alla terra e ai piccoli produttori.
I supermercati ora sono un ricordo lontano, associato solo alle code alla cassa. Il mio supermercato è la piazza del paese, il mercato contadino e i piccoli produttori che sono anche diventati amici con cui trascorrere del tempo in campagna a parlare di progetti, di filiera corta e di BorgoSlow.