Il fare è un atto politico. Dobbiamo riappropriarci delle logiche fuori dal mercato; riutilizzare le mani per realizzare ed esprimere la creatività.
Le Case del Nibbio è un progetto in evoluzione nato 15 anni fa, quando ancora il concetto di “ospitalità diffusa” e di “albergo diffuso” in Calabria erano perfetti sconosciuti. Nicola un passo alla volta acquista alcune delle case abbandonate in cima al borgo e le recupera inaugurando un racconto che oggi assume tutte le caratteristiche di una missione e di una sfida culturale. Nicola è originario di Morano Calabro, il borgo in provincia di Cosenza arroccato intorno alle mura di un Castello normanno.
Le case del Nibbio sono state recuperate con il riuso di materiali tradizionali; esattamente tutte quelle cose che la gente butta e che Nicola raccoglie e cataloga con la precisione di un archeologo in una casa dedicata esclusivamente a questo, per poi recuperarle e riutilizzarle per arredare gli ambienti di quello che oggi è un villaggio nel villaggio; un racconto a più mani del territorio, dei suoi elementi naturali e delle maestranze che ruotano attorno al progetto del Nibbio. La Torretta del Poeta, la Casa del Vasaio, raccontano e ispirano un viaggio nel cuore del borgo di Morano Calabro, dove i vicoli stretti e i muri trasudano storie antiche, etica ed estetica, abbandoni e rinascite. Nicola recupera ciò che resta riportandolo al centro di un progetto di rivitalizzazione, attraverso l’arte, l’artigianato, l’educazione ambientale, la musica e la condivisione.
Il Nibbio è un progetto aperto, chiunque lo desideri può dare il suo contributo.
“Ho affidato questa casa ad un gruppo di ragazzi che amano la montagna e la potranno allestire con pannelli fotografici e illustrativi sul nostro Parco del Pollino; riunirsi e organizzare eventi per scuole e amanti del Pollino. In quest’altra casa a breve sarà ospitata una collezione permanente di conchiglie di tutto il mondo e qui, in questa Chiesa sconsacrata, abbandonata e saccheggiata, nascerà un centro sperimentale di musica dal vivo, il “Purgatorio Music Lab”.
Non fai in tempo a sedimentare tutte le emozioni che ti attraversano. La prima sensazione che ho ricevuto è stata quella di aver avuto in consegna un dono, un sogno, un’energia prorompente ed evolutiva che inevitabilmente ti coinvolge, ti sconvolge e rompe, come una grande onda, i costrutti mentali in cui quotidianamente e inutilmente ci costringiamo, per paura, per insicurezza e per mancanza di fiducia in noi stessi e nella nostra terra. Conoscere Nicola è un’esperienza catartica.
“Le persone non usano più le mani. Ci si è abituati al tutto pronto; stiamo negando a noi stessi la facoltà più importante per sentirci vivi, felici e utili. La capacità di trasformare le cose, “il saper fare” è la facoltà più importante dell’essere umano, quella che dà senso e scopo alla sua vita”.
Cosa sarebbe la vita senza le espressioni artistiche? Uno schermo piatto, un insieme di dati virtuali che non possediamo, che hanno una vita propria se non connessi alla capacità creativa dell’uomo. E mentre viaggio negli spazi e negli ambienti del Nibbio, in ogni dettaglio sento quel fare umano che coniuga passato e futuro, dolore e gioia, morte e vita in una nuova forma che a sua volta genera nuove idee, nuovi progetti. Infatti, Il Nibbio è un progetto in continua evoluzione grazie anche alla fisionomia aperta e inclusiva che lo caratterizza. Se vi verrà voglia di farci un salto sappiate che per usufruire delle svariate esperienze (soggiorno, degustazioni, bottega dei sapori, laboratorio del riuso, casa della musica, caffè letterario, museo naturalistico, ecc.) basterà tesserarvi e donare il vostro contributo. Tutto il resto vi verrà incontro come un grande abbraccio.
Foto di Stefania Emmanuele e Francesco Di Benedetto