di Anna Rizzo – archeo-antropologa
Scegliere di vivere in un borgo, in un paese o in una frazione è una scelta radicale e coraggiosa.
Soprattutto se fatta con consapevolezza. Bisogna organizzarsi, documentarsi e sapersi mettere in discussione. Le determinazioni culturali, storiche e sociali che associamo ai borghi sono spesso legate a un’idea di paesaggio, di un’economia della condivisione, di un mondo ricco di simbologie e di ritualità, strumenti di una cultura locale che ha dovuto trasformarsi per sopravvivere. La percezione che si ha dei borghi guardandoli dalla città, fa parte di un’antropologia che lavora per immagini. Che crea un mondo inedito, che scade nell’equazione contadino-paesaggio. In un mondo in cui tutto può essere venduto e comprato, i limiti morali del mercato sconfinano anche su un bene primario, quello del cibo. Il food, è il marketing legato al suo consumo. Decide che certi beni possono essere comprati e venduti e trattati come qualsiasi merce. L’involucro si chiama packaging, il sapore è antico e il prezzo è smart, che vuol dire che triplica, perché stai pagando il social designer che ha curato l’immagine. In città l’idea di cibo buono, sano, è cibo molto costoso, che si compra in determinati spazi, che non sono più i mercati, ma i luoghi che fingono di esserlo. Si ricreano serre, orti urbani, supermercati biologici o puoi scegliere di partecipare a un gruppo di acquisto. Certo, paghi tutto quello che serve per costruire l’immagine di provenienza. I prodotti sono ottimi, ma non per tutti. Compri il racconto di un luogo che ti piacerebbe visitare, il produttore ha i tuoi stessi valori, ci tieni che sia a km0 ma non hai il tempo, né il desiderio di andare proprio in quel borgo, in quel paese, in quella frazione. Paghi tutto e paghi anche dei valori che umanamente non hanno un prezzo. Paghi le relazioni sociali che per motivi di profitto non vengono contemplate nella grande distribuzione, paghi il dialogo e l’essere riconosciuto. Paghi ogni forma di contatto umano, che è vitale e gratificante nelle relazioni umane. Paghi quei beni relazionali che passano dal saluto alla reciprocità. Compri la lentezza.