Turismo di conoscenza, turismo emozionale e delle passioni, turismo slow.
Dal turista “permeabile” al turista “aumentato”, dal bisogno di instaurare un rapporto di reciprocità con chi si incontra a chi è portato a vedere le sue esperienze di vacanza in funzione – molto spesso – della loro condivisione sul web ed in primis sui social network. E non si tratta solo di ostentazione, perché il turista aumentato è portato a condividere anche per sostenere cause, per mantenere relazioni o svilupparne di nuove. La cosa certa è che oggi assistiamo alla nascita di una nuova generazione di turisti, frutto della frammentazione dei comportamenti di vacanza che caratterizza lo scenario attuale del turismo, dai confini labili e tenui. Per il “turista aumentato” la progettazione di vacanza e la condivisione del ricordo in tempo reale sono momenti imprenscindibili dell’esperienza di viaggio. Attrezzato di smartphone e/o di tablet, si aspetta tempestività, risposte immediate, possibilità di scelta, sorprese…E quanto più è tecnologico, tanto più è attento anche ai valori di sostanza, ai beni relazionali, alle esperienze uniche e personali, a ciò che si trova dietro le quinte.
Il bisogno di nuovo e di innovazione si esprime anche nelle scelte di alloggio non tradizionali, con una marcata preferenza per le forme di ospitalità sostenibili, diffuse, originali, tipiche e autoctone, ma senza disdegnare contaminazioni con arredi e servizi di design o tecnologici.
La vacanza non è più concentrata solo sui must, sulle cose cioè da fare assolutamente e da vedere, ma è fatta piuttosto di esperienze personali affrontate con una “cultura del momento” e desiderio di comunità; il bisogno di fare esperienze assieme, di creare reti amicali, di sentirsi parte di un gruppo e di avere legami, anche se tenui – in molti casi il legame conta più del bene in sé.
Connettersi, condividere…E’ iniziata l’era del viaggio collaborativo ed in effetti non si tratta più solo di affittare camere o case, ma di pensare alle vacanze e di viverle in modo nuovo, più in linea con il territorio e la cultura dei luoghi. Da qui le motivazioni della diffusione e del successo della formula dell’Albergo Diffuso.
Il bisogno di novità abbinato al desiderio di personalizzazione e di scoperta; la crisi della vacanza tradizionale, caratterizzata dalla scelta di destinazioni must e dall’alloggio in albergo; il bisogno di fare esperienze vere, non banali, e “non per turisti”; la considerazione che una proposta diffusa “orizzontale” denoti da parte dei soggetti dell’offerta una marcata attenzione all’ambiente, rispetti la cultura del territorio, in una parola sia sostenibile e più facilmente percepibile come autentica; una maggiore aderenza di questa formula allo stile di vita italiano, decisamente apprezzato in molti mercati esteri.
La nascita e la diffusione dell’Albergo Diffuso rientra dunque in una tendenza generale di evoluzione/esplosione dell’offerta turistica, che ha fatto parlare di trend da “verticale a orizzontale”.
Nel 1994 il modello di Albergo Diffuso messo a punto nel Piano di sviluppo turistico della Comunità Montana Marghine Planargia in Sardegna, è stato alla base della prima normativa che in Italia ha distinto l’Albergo Diffuso dalle altre forme di ospitalità. L’obiettivo è recuperare case abbandonate e veicolare e proporre alla domanda, la possibilità di vivere il territorio, la vita di un borgo e la cultura dei luoghi, di fare una esperienza autentica senza rinunciare ai comfort e ai servizi alberghieri. Da questo punto di vista l’AD diventa una proposta in grado di offrire agli ospiti un legame, non solo immaginario, con il luogo e con i residenti.
fonte: Giancarlo Dall’Ara, Manuale dell’Albergo diffuso, Franco Angeli